Oltre il reale

Ludovico Pratesi (ENG version)

In un passaggio de La Camera Chiara, il suo celebre saggio sulla fotografia, Roland Barthes parla del carattere sovversivo della fotografia “non quando spaventa, sconvolge o anche solo stigmatizza, ma quando e’ pensosa”. Capace quindi non di documentare la realta’ attraverso un’immagine, ma di evocare altre possibilita’ di percepire il soggetto fotografato attraverso percorsi interpretativi differenti, che trascendono il visibile per suggerire territori altri.

Con questo concetto, Barthes sottolinea la capacita’ del linguaggio fotografico di interpretare il mondo attraverso lo sguardo del fotografo, che non si limita a cogliere un soggetto attraverso l’obiettivo ma lo utilizza per arricchirne il senso attraverso un’immagine in grado di suggerire un’apertura di orizzonte, in senso semantico e simbolico. Un’ opera aperta ma ambigua, che chiede all’osservatore di esercitare la propria capacita’ mentale per declinarla in tutte le sue nuove potenzialita’, situate sul confine tra visibile e invisibile, realta’ e visione. In parole povere, la fotografia pensosa di Barthes si sottrae alla necessita’ di riprodurre il reale per caricarlo di nuovi tracciati di senso, che richiedono all’osservatore una partecipazione attiva, non puramente visiva ma concettuale. Come suggerisce Susan Sontag, “La fotografia e’ diventata uno dei principali meccanismi per provare qualcosa, per dare una sembianza di partecipazione”

L’itinerario visivo scelto da Irene Kung per interpretare la citta’ di Pesaro e’ composto da immagini pensose, come direbbe Barthes.Cinque opere che apparentemente raffigurano alcuni dei piu’importanti monumenti della citta’, colti dall’obiettivo dell’artista in una dimensione sospesa, quasi onirica. Soggetti apparentemente banali, che ad uno sguardo ravvicinato rivelano pero’ una serie di particolari di inquietante precisione: le cortine di mattoncini del palazzo Ducale, le foglie dei cornicioni del villino Ruggeri, le crepe delle colonne della Pescheria. Nella sua crudele e spietata capacita’ di focalizzare ogni minimo dettaglio, la fotografia ci offre la possibilita’ di vivisezionare il soggetto rappresentato in quel preciso attimo,che Irene Kung conosce ed esalta ai massimi livelli.

Eppure, nonostante l’iperrealta’ di ogni scatto, queste opere ci chiedono di andare al di la’ del visibile, ci spingono nel territorio magico dell’immaginazione. Chiedono una partecipazione non dell’occhio, ma della mente, suggerita dalla decontestualizzazione dei luoghi visti dalla Kung. La Pescheria, il Teatro Rossini, il Villino Ruggeri, il Palazzo Ducale e la “Palla” di Pomodoro appartengono all’orizzonte visivo di Pesaro, ma in queste immagini l’artista li ha rappresentati in un’altra dimensione. Ha scelto di sottolinearne il carattere simbolico di rappresentanti della citta’ annullandone tutte le caratteristiche.Li ha estrapolati da strade, automobili, passanti, alberi e case per proiettarli nell’orizzonte visivo puro ed essenziale del nostro occhio, che ne puo’ finalmente coglierne l’essenza simbolica piu’ profonda. Li ha selezionati per sottoporli alla nostra attenzione in maniera autentica, per rendere piu’ immediata la loro lettura come simboli di un’identita’ urbana stratificata attraverso secoli di storia. Ce li ha resi piu’ umani, ma anche piu’ segreti. Piu’ vicini, ma anche piu’ inaccessibili. Li ha proiettati nell’universo intimo e infinito della nostra mente, invitandoci a meditare sulla loro natura, e sul significato che hanno per ognuno di noi.

Cosi’ abbiamo visto quanto siano labili i confini del visibile, che l’artista elimina sostituendoli con sapienti giochi di chiaroscuri, abbinati ad inserti fantastici ma suggestivi, attraverso piccole distorsioni rese possibili dalle nuove tecnologie digitali. Ora questi soggetti simbolici emergono da un’oscurita’ calda e profonda, che ci permette di rivelarne le caratteristiche ed evocarne nuove e infinite collocazioni nella nostra mente. Terribilmente familiari da un lato, e magicamente alieni da un altro. Sospesi, al di la’ del tempo e dello spazio. Al di la’ della realta’, alla ricerca di una nuova realta’. Quella che il nostro sguardo vorra’ offrirgli nello spazio intimo della nostra memoria

Attraverso queste opere, Irene Kung ha mostrato come l’anima di Pesaro ha scelto di consegnarsi alla storia collettiva, e alla memoria personale. Per fermare il tempo attraverso immagini senza tempo.