Rough, Tough and mystic. Visions of Yunnan & Tibet 

Mariateresa Cerretelli

MC: In Rough, Tough and mystic. Visions of Yunnan & Tibet , la tua nuova mostra personale alla galleria AP di Alessia Paladini a Milano, prorompe il colore. Quali sono le ragioni di questa scelta?

IK: Il viaggio in Yunnan e nel Tibet mi ha lasciato impressioni forti che potevo esprimere solo con il colore.
L’itinerario è stato impostato da Juan, il mio gallerista di Pechino, che conosceva gia bene quelle zone. E cosi lui ha scelto dei posti remoti, non molto visitati dal flusso dei turisti. Per lo piu lo abbiamo fatto come trecking, cioè camminando con gli scarponi sui sentieri , spesso con precipizi vicini. Un percorso rough e tough! Fatica fisica, paesaggi mozzafiato… è proprio il caso di dirlo visto la scarsita di ossigeno! 

MC: La potenza espressiva appartiene a tutta questa serie di immagini. E prima tra tutte, quella dell’invito, sembra un palcoscenico che apre lo sguardo come per  catturare lo spirito di quei luoghi. Quando e dove hai sviluppato questo progetto?

IK: Salendo sui sentieri ripidi e fatti di soli sassi, attraverso paesaggi duri, senza piante e alberi, paesaggi avversi per gli umani, dopo tante ora, a volte giornate intere… in cima, come per incanto si raggiunge un edificio raffinato, decorato con simboli grafici meravigliosi. Ci si trova di colpo in una atmosfera mistica in compagnia di monaci con il sorriso che esprime pace. Un contrasto affascinante!

una ricompensa terapeutica.

Il Monaco seduto in pace che contempla la vista all’infinito mi è sembrata l’immagine che esprime bene questo contrasto.

MC: Silenzio e  misticismo  sono una componente potente di queste opere e usando il tuo naturale senso pittorico e il tuo grande talento restituisci con fedeltà  la grandiosità e la profondità di questi paesaggi e vallate immense che lasciano senza fiato. La tua visione vuole condurre a una riflessione sull’esistenza e il senso della vita?

IK: Il mio lavoro è sempre una ricerca del silenzio. Il silenzio è necessario per la riflessione. Nel nostro mondo ne abbiamo sempre piu bisogno per trovare la pace.
Senza silenzio entriamo in un vortice di pensieri malsani. Con il mio lavoro cerco di dare una risposta al nostro vivere freneticamente. Una pausa.

MC: Mi spieghi in modo più dettagliato come hai concepito lo studio delle tue inquadrature e del formato di queste composizioni?

IK: Nelle montagne del Tibet mi è apparso tutto estremo: la vastità dei paesaggi, l’altezza vertiginosa delle montagne. Per raccontarlo ho scelto i formati lunghi, sia orizontali che verticali. Per i monasteri invece ho scelto il quadrato perche rappresentano una pausa in mezzo agli estremi. 

MC: Il tuo mezzo espressivo e il tuo messaggio di bellezza possono offrire spunti e strade possibili per un futuro sostenibile e un rinnovato equilibrio tra uomo e natura?

IK: Si, quando la natura è cosi grandiosa ci si sente piccoli anche negli interventi importanti come i monasteri. In Tibet mi sono ritrovata nella mia giusta dimensione. È una sensazione molto bella di equilibrio. 
Nella comunicazione sulle cose che nel mondo non vanno, vengono mostrate immagini dei disastri. Ho fatto una scelta diversa evidenziando il buono, per preservare il buono. Questo a mio avviso si fa anche sognando. Il sogno porta ad una visione di come camminare nella direzione giusta con indipendenza e convinzione.

MC: Queste  tue opere possono definirsi  specchi meditativi  per vivere un’esperienza di grande emozione e nello stesso tempo per immergersi nell’ armonia naturale della terra in cui viviamo ma che non sempre siamo in grado di  apprezzare ?

IK: Invece di concentrarmi su quello che non va bene, e penso soprattutto ai problemi climatici, mi concentro su quello che è tutt’ora in armonia. Questo mi porta a voler proteggere e preservare. Penso sia utile il pensiero positivo pieno di speranza.